Il sistema di posta certificata ancora non funziona
Secondo l'IPA (Indice delle Pubbliche Amministrazioni), pubblicato dal Governo italiano, le nostre amministrazioni pubbliche hanno ben 48.480 indirizzi di posta elettronica certificata. Dovrebbero essere questi gli strumenti per consentire al cittadino di dialogare in modo semplice e "certificato" con gli uffici pubblici, perdendo meno tempo agli sportelli per apporre di persona le firme sotto dichiarazioni e certificati e per ricevere atti della P.A. con valore legale di atto originale e autentico.
La realtà di ogni giorno ci dice che, se pure questi indirizzi esistono, l'uso che se ne fa è molto limitato, ovvero si riduce agli atti che i professionisti sono obbligati a trasmettere alla P.A. per posta certificata. Ovvero funzionano solo se il cittadino è obbligato ad usarlo ma non è lo stesso per la maggior parte degli uffici pubblici, che si limitano ad aprirne uno ma non ad usarlo. Come al solito la pubblica amministrazione si appiattisce nella osservanza formale degli adempimenti senza guardare alla sostanza dei suoi obblighi. E, dunque, questi quasi 50.000 indirizzi li hanno istituiti ma non si curano di usarli. Emblematico il caso di Posteitaliane, che ha un ruolo specifico e istituzionale nella diffusione e gestione della posta certificata (e forse ne trae anche qualche contributo pubblico?), ma non ne fa ancora uso e, interrogata in proposito dalle associazioni dei consumatori, non ha saputo dare spiegazioni se non evasive e dilatorie. Dall'AGCOM ci aspettiamo un ruolo di spinta, di vigilanza molto attenta del fenomeno e (perché no?), di sanzione di questi atteggiamenti burocratici e furbeschi rispetto agli adempimenti concreti delle norme sulla semplificazione amministrativa.
19 novembre 2012