Ivass conferma nostro allarme, da 2022 ad oggi rincari totali del +8,7%

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COMUNICATO STAMPA

19 giugno 2023

 

 

Ivass, premio medio Rc auto +4% nei primi 3 mesi 2023. Assoutenti: Ivass conferma nostro allarme, da 2022 ad oggi rincari totali del +8,7%

 

Compagnie di assicurazioni sfruttano inflazione per alzare tariffe. Aumenti proseguono: a maggio prezzi Rc auto +2,6% rispetto allo scorso anno

 

 

 

I dati Ivass sull’andamento delle tariffe Rc auto confermano purtroppo tutti i nostri timori, e gli allarmi lanciati a più riprese negli ultimi mesi circa il rischio che le compagnie di assicurazioni potessero sfruttare l’allarme inflazione per ritoccare i prezzi delle polizze. Lo afferma Assoutenti, commentando i numeri dell’Ivass secondo cui nel primo trimestre 2023 il prezzo medio pagato per l’assicurazione Rc auto è stato di 368 euro, con un aumento del 4% su base annua.

“L’andamento dell’rc auto ha invertito la rotta – avvisa il presidente Furio Truzzi – Gli ultimi dati Ivass per il 2022 registravano infatti una diminuzione su base annua del -2,1% nel secondo trimestre e del -1,5% nel terzo trimestre. Nei primi tre mesi del 2023, invece, i prezzi aumentano del 4%, e purtroppo i rincari proseguono anche nelle ultime settimane: l’Istat, nel report sull’inflazione, registra a maggio un aumento del +2,6% su base annua per la voce “assicurazioni sui mezzi di trasporto”, aumento che va ad aggiungersi a quello certificati oggi dall’Ivass. Considerato l’andamento delle tariffe dal secondo trimestre del 2022 ad oggi, i rincari sono anche più consistenti rispetto a quelli emersi dallo studio Ivass, e raggiungono il +8,7%. Riteniamo si tratti di incrementi del tutto ingiustificati, soprattutto considerata la loro entità, e temiamo che molte compagnie abbiano sfruttato l’emergenza inflazione che da mesi si registra in Italia per ritoccare le tariffe al pubblico. Aumenti su cui vogliamo vederci chiaro, e per questo chiederemo all’Ivass di fornirci tutti i dati utili per capire come sia possibile un rincaro così forte a danno degli automobilisti italiani” – conclude Truzzi.