Cosa è il Greenwashing e come riconoscerlo
Ci eravamo già occupati del fenomeno del Greenwashing: quella tecnica di comunicazione o di marketing che vuole dimostrare un finto impegno nei confronti dell’ambiente e del pianeta.
Non è tutto “green” quello che luccica: il fenomeno del Greenwashing
🔺In questo scenario, il Parlamento Europeo ha dato la sua approvazione definitiva (con 593 voti favorevoli, 21 contrari e 14 astensioni) a una nuova direttiva che contribuirà a migliorare le pratiche connesse all’etichettatura dei prodotti e metterà fine alle dichiarazioni ambientali fuorvianti o poco chiare.
La nuova Direttiva Europea
Tra gli obiettivi centrale della nuova direttiva:
- migliorare la chiarezza e l’affidabilità dei prodotti;
- fornire ai consumatori informazioni più accurate;
- prevenire l’uso improprio delle dichiarazioni di sostenibilità.
Nello specifico la nuova direttiva vieta l’uso di indicazioni ambientali generiche a meno che esse non siano accompagnate da prove dettagliate come:
- “rispettoso dell’ambiente”;
- “naturale”;
- “biodegradabile”;
- “neutrale dal punto di vista climatico”;
- “ecologico”;
L’obiettivo è quello di garantire al consumatore una tutela nei confronti di quelle aziende non virtuose che utilizzano tecniche di marketing scorrette o ingannevoli e soprattutto di fare acquisti più informati.
Non si potrà più scrivere ad esempio che una lavatrice dura 5 mila lavaggi se questo non è provato e non si potrà più vantare il carattere green di una bottiglia di plastica perché l’azienda ha piantato alberi.
La direttiva dovrà ora ricevere l’approvazione definitiva del Consiglio per essere poi pubblicata nella Gazzetta ufficiale. Gli Stati membri avranno 24 mesi di tempo per recepirla nel diritto nazionale.
Un altro obiettivo chiave della direttiva approvata dal Parlamento è quello di:
- COMBATTERE L’OBSOLESCENZA PROGRAMMATA e spostare il focus sia dei produttori che dei consumatori verso il tema della durabilità delle merci. A questo proposito, le informazioni sulla garanzia devono essere più visibili per consentire ai consumatori di essere pienamente consapevoli del periodo durante cui possono richiedere la riparazione dei prodotti difettosi a spese del venditore.
Per combattere ulteriormente l’obsolescenza programmata delle merci, la direttiva vieta di presentare beni come riparabili quando non lo sono, garantendo che i consumatori possano fidarsi delle dichiarazioni fatte dai produttori riguardo alla riparabilità dei prodotti.
Per concludere, la nuova direttiva si inserisce all’interno del quadro UE per incentivare il consumo sostenibile il diritto dei consumatori alla riparazione dei prodotti.