Diritti tv delle partite di calcio: modificare i criteri di ripartizione tra le società sportive

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Sintesi di una segnalazione dell’Antitrust 

 L’Autorità garante della concorrenza e del mercato si è interessata più volte della tematica della vendita dei diritti audio e televisivi a partire dall’indagine conoscitiva del 2005 sul settore del calcio professionistico . Successivamente l’Antitrust ha archiviato il procedimento nei confronti della Lega calcio, non avendo verificato l’esistenza di un abuso di posizione dominante da parte della stessa Lega (leggi questa scheda ).  

Il 17 aprile 2013 l’Autorità ha pubblicato sul proprio sito il parere trasmesso alle Camere e al Governo nel quale si sottolinea la necessità di una revisione  delle modalità di assegnazione dei proventi derivanti dalla vendita dei diritti televisivi nel settore calcistico (circa 1 miliardo di euro all’anno). Come è noto, dal 2010 la vendita dei diritti sportivi non è più effettuata dalle singole società ma è centralizzata ed i nuovi criteri hanno consentito una redistribuzione dei proventi tra società grandi e quelle più piccole.

Secondo l’Antitrust, occorre modificare ulteriormente la disciplina: senza un’adeguata ripartizione basata soprattutto sul merito sportivo vengono a mancare gli incentivi a effettuare buone prestazioni da parte dei club minori. Andrebbe quindi rivedere la norma che premia i risultati storici delle squadre, oggi calcolati a partire dalla stagione calcistica 1946/1947, e quella che fa riferimento al numero di tifosi che ogni club può vantare, a favore, invece, di una ripartizione basata maggiormente sui risultati sportivi più recenti. Il sistema meritocratico, come la teoria economica rileva, è sicuramente quello più adatto a garantire una competizione equilibrata dal punto di vista tecnico e quindi assicura incontri incerti che portano a una maggiore attrattiva per il pubblico. Inoltre un sistema che favorisce il merito creerebbe i presupposti per investimenti da parte di nuovi entranti nel mercato e da parte di club minori, tesi a renderli competitivi anche contro le squadre più forti. L’Autorità fa anche presente che non vi sia un organo terzo e imparziale a decidere sulla ripartizione, dato che la Lega Calcio è composta dai rappresentanti delle singole squadre. L’Autorità propone quindi che le scelte in tema di distribuzione di risorse provenienti dalla vendita dei diritti televisivi vengano prese da un ente distante dagli interessi delle società, che possa sorvegliare sulla flessibilità e competitività del sistema calcistico in modo equo e corretto.