Dibattito parlamentare sulla contraffazione nel settore alimentare

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Sintesi della prima relazione della commissione di inchiesta sulla contraffazione e la pirateria commerciale

Premessa. La Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale, al termine di una lunga serie di audizioni, ha approvato un primo documento che affronta i diversi aspetti della contraffazione nel settore agricolo-alimentare, nel quadro del più generale problema della contraffazione, che rappresenta un fenomeno trasversale a tutti i comparti produttivi, in particolare in quelli delle calzature e della pelletteria. L’Assemblea della Camera, nelle giornate dell’11 e 12 gennaio 2012 ha discusso la relazione della Commissione, approvando quasi all’unanimità una risoluzione che impegna il Governo a portare avanti con determinazione la lotta alla contraffazione nel settore agroalimentare, secondo le indicazioni del documento della Commissione qui sintetizzate.
Il fenomeno in generale. Per il mercato italiano il valore della contraffazione si attesterebbe su una cifra ricompresa tra i 3,5 ed i 7 miliardi di euro. Si tratta di un fenomeno imponente nonostante l’impegno profuso da magistratura, direzione nazionale antimafia, antitrust e forze di polizia (nel 2008 sono state effettuate circa 37.000 operazioni di polizia, che hanno portato all'arresto di oltre 1.300 persone, alla denuncia di 12.000 e all'erogazione di circa 28.000 sanzioni amministrative. I sequestri hanno riguardato circa 30 milioni di pezzi contraffatti) e i diversi interventi legislativi (ed in particolare le modifiche introdotte al codice penale e a quello di procedura penale, come quelle volte alla tutela dei marchi) per individuare strumenti più efficaci di contrasto alle attività illecite (ogni settore ha una sua particolarità e ciò ha portato all’adozione di molti regolamenti creati su misura per contrastare il fenomeno nei diversi comparti)
Le ragioni della crescita di questo fenomeno sono molteplici. In passato i falsi – che riguardavano soprattutto beni di lusso – erano facilmente riconoscibili per la scarsa qualità del prodotto e dello stile: era cioè impossibile confondere il prodotto “taroccato” con quello originale; oggi il salto di qualità dell’”industria” della contraffazione rende molto più difficili i controlli, anche perché essa si indirizza sulla realizzazione e vendita in massa di beni di largo consumo. La malavita organizzata (a partire dalla camorra) approfitta degli elevati profitti e dei rischi tutto sommato ridotti legati allo smercio di questi prodotti (soprattutto se si considerano le ammende previste in alcuni paesi): basta citare il caso dei dvd falsi in cui i profitti realizzati dal loro smercio sono più elevati rispetto a quelli ottenibili attraverso lo spaccio di quantità equivalenti – in peso – di droghe leggere.
La delocalizzazione della produzione comporta la realizzazione di fasi sempre più consistenti di lavorazione in luoghi esterni all'azienda madre. Ed è sempre maggiore il numero di operatori in grado di realizzare prodotti quasi identici agli originali. Dai luoghi di produzione, sparsi in tutto il mondo, la merce inizia un percorso tortuoso, con modalità di trasporto diverse (spesso via mare), attraverso gli Stati dove vi sono minori controlli, fino ad arrivare nei paesi di destinazione per la vendita. Le merci contraffatte possono essere inserite nella catena distributiva legale (con il consenso del commerciante o a sua insaputa) oppure possono essere offerte al consumatore consapevole attraverso canali «paralleli» a quelli ufficiali (tipica la vendita in strada o nei mercati). Le opportunità offerte da internet agevolano il diffondersi di tale fenomeno anche grazie al ruolo degli operatori di rete che spesso tralasciano i dovuti controlli (o sono talora complici). La rete telematica permette infatti di mettere in contatto acquirenti situati in qualunque parte del mondo, consentendo loro di spostarsi in paesi dove la normativa sulla proprietà intellettuale è meno rigida. Le dimensioni enormi di questo mercato rendono difficile per i titolari dei diritti e per le forze dell'ordine identificare e perseguire tutti coloro che agiscono illegalmente; infine, trattandosi di un commercio che si svolge in un luogo c.d. «virtuale» risulta maggiormente soggetto ad ipotesi di truffa.
Ma sulle dimensioni del fenomeno incide anche la scarsa consapevolezza dei consumatori degli effetti perversi della contraffazione: arricchimento illecito della criminalità organizzata, nazionale ed internazionale; pericoli diretti ed immediati per i consumatori, in termini di salute e di sicurezza, derivanti dall'uso di farmaci, alimenti, giocattoli, indumenti confezionati con sostanze o componenti chimici proibiti (in aggiunta al danno economico per i prodotti che si rivelino di qualità molto scarsa); danni alle aziende interessate, specie per quelle titolari di marchi di elevata qualità; distorsione del mercato del lavoro, che si traduce in una perdita di posti regolari, nell'incremento della manodopera clandestina in nero (la totale sconfitta del fenomeno – secondo una ricerca del Censis – garantirebbe in Italia quasi 130 mila nuovi posti di lavoro); perdite per l'erario, con riferimento al mancato versamento delle imposte sui redditi e dell'Iva, stimate in circa 5 miliardi di euro annui. Per questo si avverte l’esigenza di un forte coinvolgimento dei consumatori, per esempio attraverso l'individuazione di un centro dove tutti i cittadini possano segnalare anomalie o fenomeni sospetti.
Si tratta di un fenomeno da combattere in maniera dura in quanto è in palese contrasto con i principi della libera concorrenza, disorienta i consumatori ed incide in ultima istanza sulla stessa qualità dei prodotti. La repressione quotidiana sulle strade è sicuramente necessaria, ma importante è soprattutto intervenire a monte, nel campo della prevenzione, cominciando dalla realizzazione di confezioni di prodotti più difficili da contraffare e da un tracciamento effettivo della produzione: le aziende dovrebbero indicare con precisione la quantità di merce prodotta e i canali di distribuzione. Così, attraverso la verifica della presenza di un prodotto in un determinato paese dove lo stesso non dovrebbe essere, sarebbe possibile accertare l’esistenza di fatti illeciti. Occorre infine un migliore coordinamento tra i soggetti che svolgono le attività di controllo e contrasto.
Il settore agroalimentare. La contraffazione nel comparto agroalimentare rappresenta oggi per le organizzazioni criminali un’occasione di impiego dei proventi illeciti e di riciclaggio di denaro “sporco”, partendo dall'accaparramento dei terreni e dalla produzione per arrivare al trasporto e alla distribuzione delle merci (con fissazione dei prezzi), ivi inclusi gli investimenti per l'acquisto di supermercati e centri commerciali: tutto ciò non riguarda solo il Meridione ma interessa sempre più le aree del Centro-Nord.
I rischi della contraffazione nell'uso della materia prima sono molto alti. I costi di produzione si riducono perché la materia prima è spesso acquistata nei più disparati angoli del pianeta, fino a raggiungere i luoghi in cui subiranno le fasi della trasformazione e poi del confezionamento, dell'etichettatura e della distribuzione. Esportazioni ed importazioni interessano quantità enormi di beni ed il loro flusso è difficile da controllare in modo capillare, tenuto conto della molteplicità degli operatori coinvolti e della diversità della legislazione nei tanti Paesi interessati da tali traffici. La stessa normativa italiana e quella europea, pure all’avanguardia nella lotta sia all’adulterazione dei prodotti che alla loro contraffazione (vedi in particolare la tutela del made in Italy e dei prodotti alimentari “certificati” come Dop, Doc e Igp) si scontrano con le caratteristiche di questo commercio mondiale nel quale l’Europa è solo una delle “fermate”: gli ingredienti di un prodotto possono provenire dall'Italia o essere importati, arrivano nel nostro paese durante la lavorazione o come alimento finito, mescolati con altre sostanze. E le forze in campo appaiono inadeguate a contrastare movimenti così ampi e complessi.
Il documento contiene alcune indicazioni per una più efficace lotta alla contraffazione:
– perfezionamento ulteriore della normativa anti contraffazione, che ne faciliti anche l’applicazione da parte di tutti gli organismi competenti;
– più efficace coordinamento degli organismi esistenti, anche attraverso l’opera del Consiglio nazionale anticontraffazione, e maggiore specializzazione per materia delle procure ordinarie, per mezzo di iniziative organizzative e formative della magistratura;
– campagne di sensibilizzazione di cittadini e consumatori italiani sulle caratteristiche dei prodotti agroalimentari di qualità e sui rischi per la loro salute;
attività di informazione rivolta anche ai mercati esteri interessati ai nostri prodotti di qualità, in modo da far comprendere le differenze tra il vero prodotto italiano e le sue grossolane imitazioni (c.d italian sounding);
– previsione di sistemi di etichettatura e tracciabilità in modo da consentire al consumatore di conoscere la storia del singolo prodotto e le diverse fasi di lavorazione; a tal fine potrebbero essere previsti incentivi per le aziende che adottato tali sistemi di etichettatura e tracciabilità;
– estensione dell'ambito di applicazione della nuova disciplina comunitaria sulla tracciabilità dei prodotti e superamento delle attuali differenze tra la legislazione dei diversi Paesi europei;
– maggiore cooperazione anche a livello internazionale.
 
12 gennaio 2012