L’overtourism non influisce solo sulle destinazioni, ma anche sulle relazioni tra turisti e residenti, con effetti significativi sul comportamento dei consumatori italiani. La crescente turismofobia nelle città più visitate sta creando un clima di tensione che spinge molti viaggiatori a cambiare approccio.
La percezione dei consumatori
La percezione di essere malvisti da parte dei residenti è un fattore che sta portando molti turisti italiani a scegliere mete meno popolari. Questo fenomeno è particolarmente evidente in città come Venezia e Firenze, dove proteste contro il turismo di massa hanno reso i visitatori più consapevoli dell’impatto sociale delle loro scelte. Le scritte sui muri come “Turisti andate a casa a Firenze o le proteste contro l’uso delle keybox a Roma, così come le edicole tappezzate di denunce contro l’overtourism a Napoli, rappresentano segnali di un malessere diffuso.
Le implicazioni per l’industria
Le aziende turistiche, così come gli enti di promozione, stanno rispondendo a questa nuova sensibilità offrendo esperienze che promuovono un turismo responsabile. Ad esempio, iniziative come “Salude & Trigu”, promosso dalla Camera di Commercio di Sassari in Sardegna, mirano a depolarizzare i flussi turistici verso l’entroterra, creando benefici condivisi per residenti e turisti. Un
altro esempio è rappresentato da progetti che incoraggiano i viaggiatori a visitare luoghi meno conosciuti, come i borghi medievali delle Marche o le colline dell’Umbria, per ridurre la pressione sulle mete più affollate.
Un nuovo paradigma
L’overtourism può accelerare il passaggio verso un turismo che mette al centro le comunità locali, ma vanno presi provvedimenti immediati. Secondo l’Osservatorio Turismo Visit Italy, senza misure urgenti di governo dei flussi, entro il 2030, il 50% delle principali città d’arte italiane potrebbe diventare inaccessibile a causa del turismo di massa. I consumatori italiani possono diventare protagonisti di questo cambiamento, scegliendo esperienze che valorizzano le persone e le storie dei luoghi visitati. Questo nuovo approccio non solo migliorerebbe l’esperienza turistica, ma favorirebbe anche la coesione sociale e la preservazione dell’autenticità culturale delle destinazioni.