COMUNICATO STAMPA
“Necessaria una modifica alla riforma della giustizia, la società civile deve poter continuare a difendere in aula i diritti delle persone più deboli”
Le associazioni Codici – Centro per i Diritti del Cittadino, Adiconsum, Altroconsumo, Assoconsum, Assoutenti, Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi, Casa del Consumatore, Codacons, Confconsumatori, Ctcu Bolzano e Movimento Consumatori, da sempre impegnate nella tutela dei cittadini, utenti e consumatori, esprimono la loro preoccupazione per le modifiche previste dal DDL Lattanzi, in particolare per quanto riguarda l’esclusione della società civile dalla tutela legale.
“Siamo consapevoli che il nodo principale della riforma si muove sul dibattito della prescrizione – dichiarano Ivano Giacomelli (Segretario Nazionale di Codici), Danilo Galvagni (Vicepresidente di Adiconsum), Luisa Crisigiovanni (Segretario Generale di Altroconsumo), Ettore Salvatori (Presidente di Asso-Consum), Furio Truzzi (Presidente di Assoutenti), Alessia Stabile (Presidente Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi), Giovanni Ferrari (Presidente di Casa del Consumatore), Marco Ramadori (Presidente di Codacons), Mara Colla (Presidente di Confconsumatori), Gunde Bauhofer (Direttrice di CTCU Bolzano), Alessandro Mostaccio (Segretario Generale di Movimento Consumatori) –, ma il risultato prodotto dalla Commissione Lattanzi, di cui si discute ormai da settimane, avrebbe conseguenze gravissime per le persone che si rivolgono alle associazioni rappresentative degli interessi collettivi lesi da reato. Il riferimento specifico è ad un passaggio contenuto nell’Articolo 1-Bis, che di fatto impedisce alle associazioni rappresentative degli interessi collettivi lesi da reato di costituirsi parte civile nei procedimenti penali. Come la storia recente insegna, non si tratta di un dettaglio, ma di una questione cruciale. Non bisogna sottovalutare, infatti, quello che sta accadendo nei processi criminali. Le persone offese non si costituiscono parte civile perché hanno paura. È un allarme che merita attenzione e la proposta avanzata dalla Commissione Lattanzi va nella direzione sbagliata, perché non rischia di allontanare la società civile dalle aule di giustizia, ma ne impedisce addirittura l’accesso. Quella che si profila è pertanto una situazione preoccupante. È grazie alle associazioni che la società civile viene rappresentata nei Tribunali ed è chiaro, quindi, che estrometterle dai processi provocherebbe un danno gravissimo alla partecipazione sociale e alla democrazia. Questa riforma nasce sotto il segno della necessità di accorciare i tempi della giustizia, garantendo finalmente tempi brevi e certi ai cittadini, troppo spesso costretti ad affrontare un lungo ed estenuante iter, come richiesto dall’Europa. Una corsa ad ostacoli dovuta non certamente alla costituzione come parte civile delle associazioni, la cui presenza in aula è anzi sinonimo di tutela dei diritti dei cittadini e spesso di corretto svolgimento del processo, oltre che un contributo prezioso per fare luce sulle vicende oggetto del processo. È per queste ragioni che abbiamo deciso di promuovere una campagna di sensibilizzazione per evitare che, dietro il paravento della necessaria riforma della Giustizia, venga impedito alla società civile di essere partecipe nei processi, a partire da quelli delicatissimi nei confronti della criminalità organizzata. La giurisprudenza ha già da tempo elaborato i canoni per qualificare e ammettere le associazioni effettivamente impegnate sulla vicenda oggetto di reato, per tale ragione non si comprende la scelta di estrometterle dal processo. Non è certo una soluzione ai problemi del sistema giustizia, anzi è un modo per affossarlo allontanando ancora di più i cittadini. Alla luce di questo, chiediamo la modifica della riforma nell’articolo in cui di fatto viene negata alle associazioni la possibilità di costituirsi parte civile, garantendo invece la possibilità alla società civile di continuare a difendere in aula, come fatto finora, i diritti delle persone deboli, a partire dai processi che riguardano la criminalità organizzata”.
Roma, 9 luglio 2021