I severissimi tagli ai trasferimenti verso le Regioni imposti dalla manovra Finanziaria 2011 mettono in forse la sopravvivenza stessa del trasporto ferroviario regionale.
Infatti, circa i 3/4 dei contributi di esercizio (senza i quali il servizio di trasporto pubblico locale non può essere erogato in nessuna nazione occidentale) verranno meno nel giro di due anni.
Già alcune Regioni, come la Campania e la Puglia, hanno ridotto le corse su rotaia in aree fortemente urbanizzate e congestionate come la zona Vesuviana, mentre in Lombardia – secondo il presidente Formigoni e l'assessore Cattaneo – sono a rischio 1.000 treni su 2.200, per garantire i quali sarebbero necessari aumenti delle tariffe nell'ordine del 150%.
Evidentemente il governo nazionale – messo alle corde dalla gravissima crisi finanziaria – ha deciso di sacrificare il Tpl, ritenendolo un settore non strategico, a dispetto di decenni di vuoti proclami sulla necessità di riequilibrare il rapporto strada-rotaia ed in controtendenza con quanto, invece. è già stato fatto nel resto d'Europa.
In queste circostanze, la nostra Associazione ritiene prioritaria la difesa del trasporto ferroviario, la cui rete costituisce un patrimonio nazionale irrinunciabile, e che rappresenta (a differenza dell'autobus) l'unica forma di mobilità davvero competitiva rispetto all'automobile.
Per compensare il draconiano taglio dei trasferimenti invitiamo le Regioni a prendere in seria considerazione i seguenti interventi tra loro non necessariamente alternativi:
– il ricorso ad una "tassa di scopo" in forma di accisa sui carburanti (secondo alcuni calcoli, basterebbero 5 centesimi per ogni litro venduto per compensare la decurtazione subita), tenendo conto che il sacrificio richiesto agli automobilisti sarebbe in parte compensato dalla minore congestione delle strade;
– l'eventuale destinazione di parte dell'addizionale regionale Irpef;
– serie misure tese alla liberalizzazione del settore, superando i vincoli gestionali (spesso assurdi) imposti da Trenitalia, con l'indizione di gare aperte anche ad operatori stranieri, non finalizzate però al "massimo ribasso", ma alla migliore offerta qualitativa a parità di contributi;
– una seria analisi dei possibili risparmi operabili nel settore del Tpl, sostituendo, ad esempio, le corse di autobus poco frequentate (meno di 5/10 utenti a corsa) con servizi a chiamata o convenzioni con taxi per garantire comunque il diritto alla mobilità sull'intero territorio nazionale;
– la riorganizzazione della mobilità complementare al treno (linee di autobus di forza, intercambio con auto, moto e bici etc) in funzione di adduzione alle stazioni ferroviarie, eliminando corse sovrapposte o parallele alla ferrovia.
Per i motivi sopra indicati invitiamo i Cittadini – Utenti ad organizzarsi ed a sviluppare forme coerenti , continuative ed efficaci di protesta, controllo sociale e proposta costruttiva secondo le seguenti linee guida che, alla luce dell'esperienza maturata in un quarto di secolo di militanza nel settore, abbiamo sintetizzato in una sorta di ' Decalogo '