Altro che salvaguardia del cibo Made in Italy! A pochi giorni dall’inchiesta che ha smascherato 7.000 tonnellate di falso olio extravergine, era arrivato in parlamento un provvedimento che depenalizzerebbe la contraffazione della designazione d’origine.
Uno stratagemma insomma per permettere di imbottigliare liberamente la truffa: ad oggi, infatti, i produttori che imbrogliano i consumatori rischiano fino a due anni di reclusione, con la nuova norma potranno pagare una multa di massimo 9500 euro e farla franca.
In altre parole, vendere miscele di extra vergine di oliva ottenuto con olio proveniente da paesi stranieri e spacciarlo come se fosse al 100% italiano non sarà più reato, ma solo una infrazione. Dulcis in fundo, si fa per dire, quei 9.500 euro rappresentano una sanzione ancor più ridicola se consideriamo che la pena accessoria prevista per il reato di contraffazione del Made in Italy inserita nel codice penale corrisponde a ben 20.000 euro. Dobbiamo forse credere che sia giusto fare figli e figliastri tra i prodotti nostrani?
I riflettori in questi giorni sono puntati proprio sui produttori di olio d’oliva sotto inchiesta a Torino perché nell’etichetta indicano “olio extravergine” quando invece proprio extravergine non è. Grazie alla segnalazione di una rivista del settore, la procura ha aperto un’indagine durante la quale ha passato in rassegna gli oli presenti sui nostri scaffali per capire se ciò che c’è scritto sulle etichette corrisponde davvero al prodotto che mettiamo sulle nostre tavole. Il risultato è che 7 marchi sono finiti nel registro degli indagati per frode commerciale: Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Primadonna e Antica Badia.
Nomi prestigiosi, da sempre sinonimo di qualità e soprattutto di affidabilità , che adesso si trovano al banco degli imputati e che lasciano i consumatori in balia del dubbio e dell’incertezza. Confusione che questa nuova norma potrebbe irrimediabilmente incrementare, visto che oltre a depenalizzare la contraffazione, annullerebbe di fatto l’intervento degli organi investigativi e l’operato delle procure.
Se affianchiamo questa sentenza alla diminuzione delle multe, non avremo difficoltà a immaginare cosa accadrà qualora il decreto dovesse essere convertito in legge senza modifiche sostanziali. Sulle tavole degli italiani sarà molto più facile trovare olio taroccato e la falsificazione potrebbe diventare una prassi corrente.
E allora come evitare l’imbroglio? Dalle associazioni dei consumatori è partito una sorta di vademecum, poche e semplici regole grazie alle quali proprio chi va a fare la spesa potrà provare a riconoscere i prodotti di qualità e il Made in Italy, quello vero!
– Leggi l’etichetta: su questa, infatti, è obbligatoria l’indicazione della provenienza geografica delle olive. La denominazione di origine DOP, per esempio, indica che l’olio è stato ottenuto al 100% da olive italiane;
– Preferisci bottiglie scure: garantiscono una migliore conservazione dell’olio. Nonostante l’aura di genuinità , l’olio non filtrato risulta in realtà meno stabile. Quello filtrato, al contrario, garantisce che la qualità del prodotto duri più a lungo;
– Controlla il prezzo: Un buon olio extravergine di oliva italiano costa tra i 10 e i 15 euro a bottiglia, e certamente non scende mai sotto i 7 euro. Un olio venduto al di sotto di questa cifra, o non è vero extravergine di oliva italiano oppure è fatto con olive comunitarie, non coltivate in Italia;
– Scegli la giusta annata: l’ Italia è il secondo produttore in Europa di olio dopo la Spagna, ma è anche il primo importatore di oli di oliva e sansa, che spesso vengono mescolati con quelli nostrani e venduti per italiani. Il 2014 è stato un anno drammatico per la coltivazione delle olive, quindi questa annata va preferibilmente evitata perché è quella maggiormente soggetta a “miscele”, al contrario del 2015, anno durante il quale la produzione è di nuovo aumentata.
Intanto la Camera dei deputati ha aperto la discussione sulla nuova legge sulla contraffazione alimentare proposta dal Governo. E dal ministero delle Politiche Agricole, unitamente a quello della Giustizia, è arrivata la smentita: “Nessuna depenalizzazione, anzi rafforzeremo le tutele contro le frodi“. Se la temuta depenalizzazione sembra dunque sconfessata, bisogna però sottolineare che l’articolo del decreto legislativo è stato scritto in maniera poco chiara, al punto che ha messo in confusione persino gli addetti del settore. Forse il provvedimento andrebbe riformulato, spiegando meglio che nella legge prevale la norma penale. Un modo per dire al mondo, in maniera inequivocabile, che il nostro paese vuole e può ancora tutelare le sue eccellenze e la filiera dei suoi prodotti. Un segnale per dire soprattutto a noi italiani che quel Made in Italy può essere ancora qualcosa di cui andare fieri.